Settimana corta e weekend lungo per tutti?

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Lavorare quattro giorni a settimana e riposare gli altri tre è una prospettiva allettante. Se poi lo schema prevede anche una riduzione del monte ore complessivo senza tagliare nemmeno un centesimo in busta paga, la tentazione diventa irresistibile. Gli studi condotti sui progetti pilota parlano di benefici per tutte le parti coinvolte: personale, aziende, società, sistema sanitario e ambiente. Anche in Italia.

Come funziona la settimana lavorativa di 4 giorni?

La settimana corta è un progetto ancora in fase di sperimentazione in molti Paesi. I modelli sul tavolo sono essenzialmente tre:

  • 4 giorni a settimana, stesso stipendio e meno ore settimanali – questa soluzione prevede una riduzione sia del numero di giorni sia del monte ore complessivo. Richiede però alle aziende uno sforzo riorganizzativo per poter mantenere la stessa efficienza e produttività.
  • 4 giorni a settimana, stesso stipendio e stesse ore settimanali – si lavora per lo stesso numero di ore, ridistribuendole su 4 giorni anziché 5. Piccolo particolare: le ore giornaliere possono diventare anche 9.
  • 4,5 giorni a settimana, stesso stipendio, monte ore ridotto o uguale – si ha solo una mezza giornata libera in più, ma almeno non si lavora fino a 9 ore come nel caso sopra.

Ma quanto lavoriamo oggi? In Italia, l’orario di lavoro normale è fissato a 40 ore settimanali e non può superare le 48 nel periodo di 7 giorni, nemmeno con gli straordinari. I contratti collettivi possono però prevedere un numero minore di ore a settimana. 

Secondo i dati Eurostat, nel 2023 il personale dipendente ha lavorato in Italia in media 36 ore, contro le 33,9 della Germania e le 33,1 della Norvegia. Nel lavoro autonomo si registra una media di 45,8 ore settimanali, con picchi fino a 49 ore o più.

Un po’ troppe, non credi? Lo pensa anche 4 Day Week Global, l’organizzazione no-profit che dal 2019 promuove l’adozione della settimana corta. 

4 Day Week Global e il modello 100:80:100™ 

4 Day Week Global è un’organizzazione no-profit neozelandese la cui missione è ripensare il mondo del lavoro, spostando il focus dal numero di ore alla produttività, secondo il motto “working smarter, not longer”, ossia lavorare in modo più intelligente, non più a lungo.

È stata fondata nel 2019 da Andrew Barnes e Charlotte Lockhart dopo aver ideato il modello 100-80-100™ e averlo implementato in forma permanente nella propria azienda, la Perpetual Guardian, nel 2018.  Lavorare secondo il modello 100:80:100™ significa ricevere il 100% dello stipendio, riducendo all’80% le ore lavorative e raggiungendo ugualmente il 100% degli obiettivi di produttività.

Con i suoi programmi pilota, 4 Day Week Global aiuta le aziende ad adottare la settimana corta e ha già seguito numerosi progetti negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Irlanda, Australia e Nuova Zelanda. 

Secondo 4 Day Week Global la settimana di 4 giorni è un’ottima soluzione per tutta la società, il futuro del lavoro e il mondo in cui viviamo per almeno 10 buone ragioni. 

10 ragioni a favore della settimana di 4 giorni

Nel suo sito, 4 Day Week Global cita 10 punti a favore della “4 day week”.

  1. Business: la settimana di 4 giorni fa bene agli affari perché crea team di lavoro affiatati e fa aumentare la produttività.
  1. Environment: lavorare 4 giorni è positivo per l’ambiente, in quanto contribuisce a ridurre l’impronta di carbonio e l’inquinamento atmosferico.
  1. Engagement: i dipendenti si impegnano di più per via degli effetti positivi della settimana corta sul morale e sul livello di soddisfazione.
  1. Mental health: la settimana di 4 giorni migliora la salute mentale dei dipendenti; gli studi condotti registrano una forte riduzione dei casi di burnout, stress da lavoro e ansia.
  1. Sleep: secondo gli studi a disposizione, lavorare 4 giorni a settimana favorisce un buon riposo notturno.
  1. Gender equality: la settimana corta sostiene l’uguaglianza di genere. Gli uomini che lavorano solo 32 ore sono più propensi ad assumersi parte del carico del lavoro domestico e di cura, che attualmente ricade in gran parte sulle donne.
  1. Physical health: avere più tempo per fare esercizio fisico si traduce in uno stile di vita più equilibrato, con evidenti vantaggi per la salute.
  1. Families: lavorare solo 4 giorni significa poter trascorrere più tempo con i nostri cari a beneficio dei legami familiari.
  1. Business growth: la settimana corta promuove la crescita aziendale perché fa aumentare la percentuale di fidelizzazione del personale.
  1. 50% extra weekend, every weekend!: weekend raddoppiato per tutti, ogni weekend. Almeno secondo il modello 4 Day Week Global

Fin qui sembrerebbe tutto bellissimo. Ma dove si sta sperimentando la settimana corta? E con quali risultati?

Settimana lavorativa di 4 giorni in Islanda

L’Islanda è stato uno dei primi Paesi a sperimentare la settimana corta. Tra il 2015 e il 2019, il governo islandese ha promosso uno dei maggiori progetti pilota al mondo, con il coinvolgimento di 2.500 persone impiegate in diversi settori pubblici, tra cui uffici, scuole, servizi sociali e ospedali. 

La riduzione della settimana lavorativa da 40 a 35-36 ore, senza variazioni salariali, si poneva due obiettivi:

  • contrastare il basso livello di produttività, che collocava l’Islanda al 14esimo posto fra i Paesi Ocse
  • rispondere al clima diffuso di insoddisfazione rispetto a un orario che, sommato alle incombenze domestiche, rendeva molto scarsa la qualità della vita.

Il progetto si è rivelato un successo. Come c’era da aspettarsi, la qualità della vita di lavoratrici e lavoratori è migliorata nettamente. Meno scontato il fatto che produttività e numero di servizi erogati si siano mantenuti su livelli uguali se non addirittura superiori, nonostante la riduzione di orario. 

La sperimentazione nel settore pubblico ha avuto ricadute positive anche su quello privato: oggi in Islanda l’86% della popolazione attiva lavora meno ore o ha il diritto di rinegoziare il proprio orario lavorativo.

I risultati dei trial islandesi, resi noti nell’estate del 2021, hanno rafforzato il dibattito in tutta Europa, spingendo diversi Paesi ad avviare esperimenti simili, tra cui Gran Bretagna, Belgio e Spagna. 

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Settimana lavorativa corta in Italia

In Italia gli esperimenti già condotti o ancora in corso sono nati per iniziativa di aziende private. Le prime a introdurre la settimana corta sono state Intesa San Paolo, Lavazza e Magister Group, seguite a ruota da Luxottica, Sace e Lamborghini. Occorre tuttavia distinguere tra chi propone una settimana corta reale e chi invece opta per soluzioni ibride. Inoltre, lavorare quattro giorni non significa sempre avere weekend di tre giorni. Vediamo in dettaglio le proposte delle imprese italiane. 

Quattro giorni tutte le settimane

Intesa San Paolo ha avviato il suo progetto su base volontaria a gennaio 2023: fino a 120 ore all’anno di smart working e buoni pasto per chi lavora da casa, orario di ingresso flessibile tra le 7 e le 10, possibilità di scegliere la settimana corta senza variazioni salariali per un totale di 36 ore a settimana. In pratica, si lavora 9 ore per quattro giorni e si sta a casa nel giorno di riposo della filiale. Circa il 70% dei dipendenti aventi diritto ha aderito alle formule di flessibilità, mentre il 40% ha scelto la settimana corta.

Magister Group ha fatto una scelta più coraggiosa: da metà febbraio 2023 tutti i dipendenti del Gruppo lavorano 32 ore a settimana senza variazioni di stipendio. Contraria allo smart working, la corporate multi-business italiana ha adottato la settimana corta per venire comunque incontro alle esigenze del personale e promuovere una cultura del lavoro per obiettivi. I risultati: +22% di candidature per le posizioni aperte, personale soddisfatto del migliore equilibrio tra lavoro e necessità familiari e un netto aumento di produttività e marginalità.

Coinvolge tutto il personale anche il progetto Flex4Future di SACE: orario flessibile, abolizione dell’obbligo di timbratura del cartellino e la possibilità di aderire su base volontaria alla settimana corta di 4 giorni, per un totale di 36 ore contro le precedenti 37, senza variazioni di stipendio.

Settimana corta? Più o meno

Lavazza ha introdotto già nel novembre 2022 una soluzione ibrida: il venerdì breve (5 ore) per 15 settimane all’anno, da maggio a settembre. Il personale può inoltre lavorare da casa per 10 giorni al mese e ha diritto a 16 ore annue per attività di caregiving e 4 ore per l’assistenza veterinaria degli animali domestici.

Si chiama Time4you il progetto avviato da LUXOTTICA il 1° aprile e che si concluderà il 31 dicembre 2024. L’esperimento su base volontaria coinvolge solo i reparti di produzione e ha avuto un’adesione del 10% su circa 10.000 dipendenti aventi diritto. Anche questa è una soluzione ibrida, che riconosce 20 venerdì liberi all’anno da concordare con l’azienda. Lo stipendio resta invariato, ma il dipendente rinuncia a 7 giorni di permesso retribuito, mentre gli altri 13 venerdì sono a carico dell’azienda. In alternativa, si cedono 5 giorni di permesso in cambio di un 94% dello stipendio in busta paga, 4% in contanti e 2% in servizi di welfare.

Infine, prevede 33,5 ore l’esperimento in Casa Lamborghini. L’accordo siglato con i sindacati si basa sull’alternanza di una settimana di quattro giorni e una di cinque per chi lavora su due turni, mentre chi è impegnato sui tre turni lavorerà quattro giorni per due settimane e cinque nella settimana successiva. Il tutto accompagnato da un aumento del salario annuale e da circa 500 nuove assunzioni.

Questi gli esempi più illustri nel nostro Paese. Intanto il governo italiano che fa? Da mesi sono in discussione alla Camera le tre proposte di legge presentate dai partiti di opposizione: Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Pare ci siano finalmente le condizioni per approdare a un testo definitivo da presentare in aula. Vedremo.

La settimana corta è sempre la soluzione migliore?

Gli orari di apertura al pubblico o la necessità di non fermare le linee di produzione possono essere un ostacolo alla settimana corta vera e propria. Inoltre, chi conduce un’attività autonoma può avere difficoltà a concentrare in quattro giorni le ore produttive più tutte le mansioni collaterali di ordine amministrativo, contabile o promozionale.

Per me che sono traduttrice freelance, i quattro giorni non sono sostenibili. La mia settimana lavorativa ideale è di 32 ore, spalmate su cinque giorni. Il vantaggio per te è chi mi trovi dal lunedì al venerdì. Ma solo fino alle 17.00.

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